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CHIESA SAN VIGILIO PINZOLO-VAL RENDENA

La chiesa di san Vigilio, presso Pinzolo, come ci appare oggi è il risultato di successivi ampliamenti, il più importante dei quali avvenuto nel 1515, di un antica chiesetta forse anteriore al mille, eretta in onore del vescovo Vigilio, patrono della diocesi trentina, e martirizzato in Val Rendena intorno al 400. Fu la chiesa parrocchiale di Pinzolo e Carisolo, fino alla divisione delle parrocchie e alla successive costruzione della chiesa di S.Lorenzo in Pinzolo. E' celebre per gli artistici altari, per gli affreschi interni e soprattutto per la "La Danza Macabra", l'affresco esterno posto sulla facciata sud. 

 

LA DANZA MACABRA

Così inizia il crudo poema della morte che accompagna il celebre affresco della danza macabra dipinta da Simone Baschenis de Averara  nel 1539 sulla facciata sud della chiesa di San Vigilio. Il corteo macabro inizia con un gruppo di tre scheletri musicanti, il primo dei quali, seduto su un trono rudimentale, porta in testa la corona a simbolo della Morte sovrana, cui deve sottostare la stessa volontà divina secondo le parole attribuite ai Crocefisso. Alla sinistra del Cristo si apre la sfilata delle diciotto coppie, ognuno delle quali è formata da un personaggio vivo e da un morto che lo trascina al ballo. I morti raffigurati come scheletri costituiscno l'elemento dinamico della rappresentazione. Alla loro vivacità appare debole la reazione dei vivi che esprimono la più tacita rassegnazione. Il contrasto tra l'atteggiamento dinamico dei morti e la quasi immobilità dei vivi è reso più evidente delle didascalie: in forma di monologo, recitato solo dai primi, ne sottolinea la superiorità. La successione delle coppie riflette la rigida concezione gerarchica della società medievale con la sua divisione tra laici ed ecclesiastici. Questi ultimi aprono la sfilata a partire dalle supreme autorità spirituali: il papa, il cardinale, il vescovo seguiti dal sacerdote e dal monaco. Il messaggio che ad essi viene rivolto ribadisce il concetto dell'ineluttabilità della morte. Il macabro corteo continua poi con un certo numero di rappresentanti dell'ordine laico disposti anch'essi seconda una gerarchia che fa seguire all'imperatore il re, la regina, il duca e quindi alcuncei personaggi del mondo borghese, come il medico e il ricco mercante. Più avanti a personaggi socialmente connotati si sostituiscono individui che simboleggiano le diverse età della vita umana: giovani, vecchi e un bambino. A tutti la morte ricorda con accenti diversi l'imparzialità del suo operare. Chiude la sfilata l'immagine di una morte a cavallo, armata di arco e frecce, che saetta nella sua galoppata impetuosa uno stuolo di vittime, in parte già colpite e stese, in parte ancora ritte e impietrite dal terrore. A questa scena il baschenis fa seguire come epilogo un quadro del Giudizio finale che, ricollegandosi al motivo della crocefissione iniziale, intende inquadrare così l'intera rappresentazione macabre nei termini della visione escatologica cristiana. L'affresco non propone solo uno degli elementi più significativi della storia medievale trentina, ma assume il carattere si un'allegoria della morte universale che arriva fino a noi, cioè del destino inesorabile a cui nessuna creatura umana può sottrarsi; e in questa problematica esistenziale la morte si ricollega alla vita perchè è ammessa come personaggio argente. Nella "unione degli opposti" la sorpresa e lo stupure scompaiono e ci rimane solo l'accettazione del tutto che proclama sè stesso.

RINTOCCHI TRA LE VETTE

CPT GIUDICARIE CENTRALI

"Rintocchi tra le vette"

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